L’importanza della nutrizione minerale durante lo sviluppo fetale nei bovini
Di Clotilde Villeri, resp. Formulazione e sviluppo prodotto (da “Informatore Zootecnico” n. 15-2025, pp. 79-80)
Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha evidenziato in modo sempre più chiaro come gli eventi nutrizionali che si verificano durante la gestazione bovina esercitino effetti non solo sulla crescita del vitello, ma determina anche come sarà la sua salute e produttività per tutta la vita e della sua progenie. Questo fenomeno ha un nome scientifico – programmazione fetale – ma il concetto è semplice: i nove mesi di gravidanza sono una finestra di opportunità unica per dare al vitello le migliori carte possibili per il suo futuro e per i suoi discendenti. Quando pensiamo all’alimentazione, di solito ci focalizziamo sui macronutrienti (carboidrati, proteine e lipidi) i cui meccanismi regolatori e metabolici sono stati ampiamente documentati. Al contrario, le conoscenze relative al ruolo dei minerali nella dieta materna e al loro effetto sulla programmazione genomica e sullo sviluppo fetale risultano ancora limitate ma, pur essendo necessari in piccole quantità, i minerali possono fare la differenza. Pertanto, una gestione mirata della nutrizione minerale rappresenta una strategia efficace per ottimizzare le performance produttive e riproduttive della mandria nel lungo termine. Non tutti i momenti della vita di una bovina sono uguali. Una bovina in lattazione ha bisogni diversi da una in asciutta o da una giovane manza. Le linee guida del National academies of sciences, engineering, and medicine (Nasem, 2021) sono adottate dalla maggior parte dei nutrizionisti e adattate alle particolari realtà dell’allevamento. Un approccio nutrizionale razionale deve includere il corretto bilancio minerale al fine di massimizzare la produzione lattea e, contestualmente, soddisfare le esigenze fetali durante lo sviluppo.


Sviluppo fetale
I nove mesi di gravidanza sono una finestra di opportunità unica per dare al vitello le migliori carte possibili per il suo futuro. La maggior parte degli studi relativi alla programmazione fetale si è concentrata sui periodi medio e tardivo della gestazione. Tuttavia, un crescente interesse scientifico è rivolto alle fasi precoci della gravidanza, che possono predisporre agli eventi programmatori successivi. In particolare, il primo trimestre è considerato una finestra critica per la supplementazione minerale, poiché rappresenta il periodo in cui avvengono organogenesi, iperplasia tissutale e placentazione. La crescita prenatale dipende strettamente dalla nutrizione materna e dalla funzionalità placentare, che regola il trasferimento dei nutrienti al feto. La regolazione epigenomica fetale è influenzata dall’insufficienza di nutrienti materni, inclusi i minerali. Studi recenti hanno dimostrato che l’integrazione di micronutrienti durante il primo trimestre di gestazione può influenzare la risposta immunitaria neonatale e la disponibilità delle riserve minerali per lo sviluppo postnatale.
Regolazione epigenetica
Zinco. Partecipa a numerosi meccanismi di regolazione genica coinvolti nello sviluppo cerebellare, muscolare, neuronale e cardiovascolare.
Selenio. È costituente essenziale delle selenoproteine, che esercitano funzioni critiche nei sistemi endocrino e riproduttivo. Esso regola il metabolismo degli ormoni tiroidei e i meccanismi antiossidanti, in particolare attraverso il glutatione perossidasi. La carenza di selenio riduce l’espressione di tali enzimi, aumentando lo stress ossidativo e compromettendo lo sviluppo embrionale e la funzionalità riproduttiva.
Rame. La sua carenza è correlata a disturbi ossidativi, disfunzioni neurodegenerative e alterazioni del metabolismo energetico e placentare. Nei bovini, il ridotto assorbimento ruminale può derivare dall’interazione con molibdeno e zolfo.
Ferro. È essenziale per l’eritropoiesi e per l’attività di numerosi enzimi, inclusi quelli coinvolti nella sintesi degli ormoni tiroidei. La sua carenza induce anemia sideropenica e compromette i processi di miogenesi e sviluppo cerebrale fetale.
Manganese. Partecipa alla regolazione dei trasportatori placentari e forma complessi proteici essenziali insieme al ferro e al rame, contribuendo al trasferimento minerale al feto. Inoltre, svolge un ruolo determinante nella maturazione degli oociti e nei processi di embriogenesi precoce.
Macrominerali. Il metabolismo di calcio, fosforo e magnesio è strettamente interconnesso. Il calcio regola l’attività dell’ormone paratiroideo placentare e, insieme al potassio, contribuisce al mantenimento della gravidanza e alla regolazione del tono vascolare uteroplacentare. La carenza combinata di calcio e magnesio può compromettere il metabolismo dei glucocorticoidi fetali. Nel complesso, questi minerali sono fondamentali per lo sviluppo scheletrico, la mineralizzazione ossea e la regolazione del metabolismo della vitamina D.
Conclusioni
Investire nella nutrizione minerale materna significa influenzare la programmazione metabolica della progenie, migliorando produttività, efficienza riproduttiva e longevità dell’animale lungo l’intero ciclo produttivo. I minerali, pur rappresentando solo una piccola frazione della dieta, possono essere la chiave per sbloccare il vero potenziale genetico di ogni animale.